Akkittate: la Roma che resta umana sotto ai portici fantasmi
Sentiamo parlare ogni giorno delle strade di Roma: devastate, squarciate dalle buche e sporche di menefreghismo, quasi mai sentiamo parlare di chi in quelle strade ci vive, costretto a chiamare casa un cartone e qualche coperta sotto ad un portico. Eppure solo a Roma ci sono circa 8000 persone che vivono per strada, dimenticate, lasciate in disparte: li chiamano i cittadini invisibili. Ed è proprio dalla voglia di dare voce e visibilità a queste persone, che nasce la rete di Akkittate: un progetto di mutuo soccorso nato nel novembre 2019, dal circolo Arci Pianeta Sonoro di Roma, che fornisce assistenza e ristoro ai senza fissa dimora con l’obiettivo di sostenerne il reinserimento nella società. Akkittate prima di essere un progetto, è una collettività, una rete, sono le persone che hanno deciso di aiutare ed aiutarsi a rimanere aperti, ricettivi, umani.
Davide Conte, presidente del Circolo Arci Pianeta Sonoro, mi ha raccontato di come l’idea non poteva che essere la spontanea evoluzione del fare cultura in maniera solidale, accogliente, per tutti, spirito che ha sempre mosso le acque del circolo.
“Voglio raccontarti un aneddoto” – mi dice – “successo una sera di ottobre quando Antonino, il capo cuoco della cucina solidale, arriva al circolo con due grossi sacchi del pane strapieni di pizza, regalo di una pizzeria del quartiere. Dopo che tutti i presenti avevano mangiato, i sacchi continuavano ad essere stracolmi ed è venuto naturale pensare di portarne un po’ a chi ne aveva più bisogno. Così quella sera, su una vecchia Panda sgangherata, abbiamo fatto un giro di portici e strade. La reazione delle persone ci ha sorpreso e profondamente toccato: sembrava non mangiassero da giorni. Quella sera in pochi di noi sono riusciti a dormire. Non potevamo non farlo ancora e così abbiamo continuato”.
Dopo quella sera, il Circolo Pianeta Sonoro ha cominciato a pensare a come poter dare un aiuto più strutturato a queste persone e Akkittate ne è stata la naturale conseguenza. La voce si è espansa velocemente tanto da riuscire a fornire, in circa 2 mesi e mezzo di attività, 2500 fra cappotti, vestiti, coperte e kit di igiene, 3000 pasti caldi, attivare 200 volontari, una rete di 24 tra circoli, associazioni, centri sociali e comitati, effettuare diversi accompagni di persone fragili presso centri di prima accoglienza/soccorso e aprire un centro per i senza fissa dimora nel quartiere Esquilino che accoglie 8 persone.
L’eco dell’attività è cresciuta in maniera sorprendentemente veloce coinvolgendo tante persone e realtà territoriali, in maniera inversamente proporzionale alla reazione delle istituzioni.
Davide mi racconta che “delle 8000 persone senza fissa dimora a Roma, circa il 50% sono migranti in transito, che si sono trovati letteralmente imbottigliati in un vicolo cieco, senza soldi e senza permesso di soggiorno, fantasmi per la società e per le istituzioni. Mancano risposte strutturali dal Comune di Roma, l’attuale amministrazione ha tagliato circa il 50% del welfare, va da sé che l’interesse per chi è senza documenti, non votante, è praticamente nullo”.
Un mutismo e una stagnazione che purtroppo non sorprendono.
Uno degli aspetti fondamentali è stata la creazione di relazioni “Andare per strada, parlare con loro non vuole fare di noi dei benefattori, siamo solo persone che parlano con altre persone, che creano legami, che diventano amiche”.
Gli stessi rapporti che ci sono mancati durante quest’anno pandemico e la cui sospensione avrebbe dovuto farci riflettere sul come poterne uscire migliori. L’uso del condizionale si rende necessario.
Guardando un po’ più in là, cercando di proiettarsi verso un orizzonte futuro che sembra ancora opaco e poco delineato, ci si chiede cosa accadrà quando i circoli riprenderanno le loro normali attività. La risposta di Davide è chiara: “Per forza di cose la situazione cambierà, Akkittate sta già cercando una sede alternativa per il nostro magazzino, che tornerà ad essere un circolo culturale che ospita concerti e workshop, ma le 8.000 persone resteranno per strada e noi continueremo ad andarle a trovare. Per noi è sempre Natale”.
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- Sono una triestina trapiantata a Roma da più di dieci anni. Corro soprattutto sul Lungotevere e nei campi del Nordest, adoro la Settimana Enigmistica e la vitovska del Carso. Mi piacciono le persone vere, quelle con le quali poter creare un dialogo, una reciprocità, un ascolto. Credo nella forza della parola e nella sua intrinseca natura di scambio comunicativo.
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