Giovani alla ricerca di uno scopo: quando il Volontariato aiuta a trovarlo

Le giovani generazioni hanno le idee sempre più chiare su cosa vogliono dal mondo del lavoro. Lo dice la “Millennial e GenZ Survey 2022”: la ricerca di Deloitte condotta su un campione globale di oltre 23 mila giovani della Generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2003) e Millennials (i nati tra il 1983 e il 1994), che ha interessato anche oltre 800 tra ragazze e ragazzi del nostro Paese.

Nell’ultimo anno, infatti, si è parlato molto delle “grandi dimissioni”, un fenomeno che è direttamente connesso ai bisogni e alle aspettative dei giovani, che la pandemia da Covid-19 ha reso più consapevoli ed esigenti, quando si tratta di impiegare il proprio tempo e le proprie capacità in un’attività professionale.

In Italia tra i fattori che contano di più per le generazioni Millennials e Generazione Z c’è il work life balance. Dopo due anni di sperimentazione dello smart working, infatti, la maggior parte degli intervistati vorrebbe un modello di lavoro ibrido (a distanza e in presenza), che garantisca una maggiore flessibilità. Non dovrebbero mai mancare, inoltre, le occasioni di apprendimento continuo e crescita professionale basata sul merito, insieme allo sviluppo delle competenze trasversali.

Un altro aspetto messo in evidenza dalla ricerca riguarda la sensibilità crescente dei nostri giovani verso la sostenibilità sociale e ambientale (in particolare verso il tema del cambiamento climatico), che influenza profondamente la scelta dei propri datori di lavoro. Come si legge in un recente articolo pubblicato da Job4good, i giovani della Generazione Z hanno una naturale tendenza a impegnarsi per ciò in cui credono e che ritengono giusto: desiderano un lavoro che abbia un impatto positivo per la società e per l’ambiente e sono motivati dall’opportunità di lavorare per un’organizzazione di cui condividono i valori.

Non è un caso, allora, che sempre più studenti universitari o neolaureati scelgono di fare una prima esperienza professionale in un’organizzazione non profit. Il Terzo settore, infatti, nelle sue espressioni più virtuose, rappresenta il contesto dove Millennials e Generazione Z possono mettere a frutto le proprie competenze digitali (di cui c’è un enorme bisogno) e allo stesso tempo partecipare alla realizzazione di progetti che creano valore per la società.

Ci siamo spesso trovati ad affrontare questi temi con la nostra community di volontari digitali. La ricerca di uno scopo e di un’affermazione personale, infatti, non si realizza necessariamente attraverso il lavoro, ma anche mediante attività complementari come il volontariato. Questo discorso vale ancora di più se parliamo di volontariato digitale e quindi di un’esperienza che prevede di donare il proprio tempo e mettere in gioco le proprie competenze, per far crescere i progetti di un’organizzazione non profit.

Gli ingredienti ci sono tutti: la creazione di un impatto positivo, la possibilità di sviluppare le soft skills, l’opportunità di entrare in un contesto accogliente e stimolante, che ti porta a conoscere persone nuove. Poi naturalmente ci sono la piena flessibilità (il volontariato online si fa da remoto!) e la possibilità di dosare il proprio impegno. A questo si aggiunge la dimensione del dono, che gratifica e aiuta a percepire la propria importanza. E’ stato così per Cristina, che durante un periodo difficile si è avvicinata al volontariato digitale per fare quello che ama e sentirsi utile. Lo stesso vale per Antonio, che è rimasto colpito dalla passione con cui si sviluppano i progetti, all’interno dell’associazione con cui collabora. E poi c’è Elisa, che si è formata da autodidatta e ha sempre voluto mettere in campo le sue competenze digitali.

Queste sono solo alcune delle storie che arrivano dalla community di Happy Angel, che ci dimostrano quanto il volontariato, pur mantenendo il suo significato originario, si sia evoluto in forme nuove, tutte digitali. Si tratta di esperienze che consentono ad una fetta sempre più ampia di giovani di poter dare il proprio contributo e avvicinarsi, un passo alla volta, a identificare il proprio scopo o “purpose” come lo definiscono gli anglosassoni.

Che sia arrivato (finalmente) il momento in cui il purpose personale supera l’importanza del role sociale? Dovremmo chiederlo proprio ai nostri Millennials e GenZ!

Scopri come diventare un volontario digitale QUI.

Articolo scritto da

Isadora Casadonte
Isadora Casadonte
Ho conosciuto il mondo del non profit mentre studiavo giornalismo all’università: da quel momento, ha sempre fatto parte del mio bagaglio personale e professionale! Oggi mi occupo di corporate fundraising e di Sostenibilità, perché mi piace realizzare progetti ad impatto sociale e ambientale. Ho creduto fin dal primo momento nel potenziale di Happy Angel e per questo coordino con passione il nostro bellissimo team e le sue attività, per raggiungere traguardi sempre più importanti!

Collaboro al progetto di Happy Angel da ROMA

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