Children of Africa: a tradurre il sito web ci pensano le Happy Angels

Ci sono due immagini che mi rimangono ancorate addosso, mentre Anna Laura Dilauro, project coordinator di Children of Africa mi racconta la storia della fondazione: un albero e un proverbio.

L’albero in questione si trova davanti al Mama Lorenza’s Vocational Centre. E’ una pianta di frangipane, simbolo di rinascita e immortalità. Vive all’ingresso della scuola, vede e ascolta tutto quello che entra ed esce, una sorta di coordinatore onnisciente dallo spirito materno. È stato piantato in memoria di Mama Lorenza, alias Lorenza Bernasconi.

Grande donna e viaggiatrice, prematuramente scomparsa, che nel 2002 decide di fondare l’allora Child to Child for Africa nella contea keniota di Kwale, per dare un contributo tangibile a migliorare la vita di quelle persone incontrate durante i viaggi africani.

Dalle parole di Anna Laura, trapela chiaramente l’urgenza sentita da Lorenza, quella necessità pulsante del fare.

La stessa che sento vibrare nell’aria, quando mi viene raccontato il ruolo della donna in Africa. Una figura che viene considerata marginale, circoscritta all’ambiente famigliare, senza alcuna prospettiva di formazione, costretta a vivere all’interno di un contesto pressoché analfabeta, cosparso di violenza e povertà.

In relazione a questa drammatica visione, nasce nel 2011 il progetto del Mama Lorenza’s Vocational Centre, una scuola professionalizzante biennale che accoglie 64 studentesse tra i 16 e i 24 anni, con lo scopo di educarle alla consapevolezza di un’alternativa possibile. Negli anni la scuola è riuscita ad organizzare due corsi di studio, uno di estetica e parrucchiera e uno di sartoria e pelletteria, garantendo alle ragazze una formazione attraverso un percorso mirato all’acquisizione della propria indipendenza.

L’educazione è la sola chiave possibile.

Il famoso proverbio africano dell’immagine osmotica citata sopra, in parte lo afferma, quando dice che “se vuoi educare un uomo, educa un bambino. Se vuoi educare un villaggio, educa una donna”.

L’educazione in questione assume le sembianze di una vera e propria presa in carico, non solo della studentessa, ma dell’intero nucleo famigliare.
Il team di selezione predilige casi limiti di ragazze che, altrimenti, non avrebbero nessun futuro possibile. Per la maggior parte dei casi, si tratta di nuclei famigliari devastati, con storie di violenze e abusi. Drammi famigliari, che a volte durante i colloqui, vengono enfatizzati dai genitori stessi con una sorprendente creatività da cronaca nera, per generare maggior pathos ed avere più probabilità di accesso.

Un progetto parallelo è quello dei padrinati, nato per sostenere l’istruzione scolastica di quei minori che vivono in contesti drammatici, attraverso le adozioni a distanza. Children of Africa vuole dare un supporto concreto alla crescita di quei bambini, ai quali non viene riconosciuto il diritto all’infanzia. Un aiuto per il singolo e per la comunità, attraverso un costante monitoraggio dell’ambiente famigliare. Un percorso educativo ed evolutivo.

Un’altra interessante iniziativa nata proprio nell’anno della pandemia mondiale è Emèl: un’ impresa sociale femminile dedicata alla produzione di articoli in pelle e tessuto di alta qualità, che guarda al progetto Kenya Vision 2030. Il programma keniota che punta a far diventare il Paese a reddito medio e industrializzato entro il 2030, attraverso lo sviluppo di attività quali l’artigianato e il training professionale. Un orizzonte futuro che pensa in grande. Come l’obiettivo per questo 2021 che punta allo sviluppo di un e-commerce per la vendita degli articoli di Emèl in Europa.

Un modo per portare l’Africa fuori dai suoi confini, e farne sentire la voce. La stessa che Lorenza chiedeva di ascoltare. Perchè l’Africa va ascoltata.

Children of Africa è stata una delle prime organizzazioni che ha scelto di iscriversi su Happy Angel. La fondazione aveva bisogno di tradurre in tempi brevi il proprio sito web dall’italiano all’inglese, per rispondere all’esigenza di rendere le informazioni accessibili anche a collaboratori e sostenitori provenienti da altri Paesi. Da qui, la scelta di pubblicare un annuncio sulla piattaforma, per trovare un volontario digitale che potesse supportarli. In pochi giorni, la rete degli “Happy Angels” ha risposto: sono arrivate 16 candidature da parte di giovani neolaureati in lingue, ma anche da traduttori professionisti, decisi a mettere le loro competenze al servizio dell’organizzazione. La vocazione di un traduttore, infatti, è mettere in contatto due culture diverse e la mission di Children of Africa ha colpito tutti.

In poco tempo, attraverso una risposta tempestiva a tutti e 16 i candidati e ad una selezione che ha garantito a tutti un feedback, l’organizzazione ha trovato le sue volontarie digitali: Monica Giancaspro e Aurora Marchetti che si stanno occupando della traduzione del sito proprio in questi giorni e Giada Casali, Noemi Ottaviani e Silvia Vaccariello che si sono rese disponibili per altre traduzioni in futuro.

Contiamo di raccontarvi presto qualche dettaglio in più su questa nuova, bellissima collaborazione.
Quando il sito di Children of Africa sarà tradotto in inglese, il messaggio della fondazione sarà ancora più universale.

E tu cosa aspetti ad unirti alla community di Happy Angel? Clicca qui per scoprire come entrare nella rete degli Angeli.

Articolo scritto da

Jessica Vengust
Jessica Vengust
Sono una triestina trapiantata a Roma da più di dieci anni. Corro soprattutto sul Lungotevere e nei campi del Nordest, adoro la Settimana Enigmistica e la vitovska del Carso. Mi piacciono le persone vere, quelle con le quali poter creare un dialogo, una reciprocità, un ascolto. Credo nella forza della parola e nella sua intrinseca natura di scambio comunicativo.

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