Iacopo e il viaggio nella clownterapia
“Dopo aver trascorso un lungo periodo in ospedale, mio fratello mi portò a casa una cartolina di un clown dottore e mi disse «Tu devi fare questo nella vita». Nemmeno a farlo apposta, qualche settimana prima avevo inviato il mio curriculum all’associazione Andrea Tudisco per iniziare il corso di clownterapia!”
A raccontarci la sua storia di volontario è Iacopo Scascitelli, giovane clown dottore romano amante del teatro (e dei sorrisi!), che ormai da anni veste i panni del dottor Ciappotto in diversi ospedali capitolini.
“Ho deciso di intraprendere questo percorso, che definirei più un viaggio, dopo aver vissuto due esperienze famigliari molto intense. Quando avevo 10 anni a mia madre è stato diagnosticato un tumore al seno e anni più tardi mio fratello ha dovuto passare diversi mesi in ospedale a causa della nascita prematura di suo figlio. É stato lì che è scattato qualcosa in me. Ho sempre avuto una certa inclinazione per il sociale. Con il tempo ho capito che quello che volevo fare era entrare nel mondo del volontariato per cercare di trasformare la sofferenza che avevo visto da vicino in qualcosa di diverso”.
È così che è iniziato il suo percorso nel mondo della clownterapia. Oggi Iacopo è un clown dottore e si occupa di teatro sociale con ragazzi normodotati, disabili, che hanno problemi psichiatrici e di alcolismo.
“Diventare clown dottore non è difficile dal punto di vista formativo, quanto da quello emotivo” ci dice Iacopo. “Un clown dottore deve avere una grande empatia e deve conoscere gli strumenti necessari per poter gestire le proprie emozioni e anche l’eventuale burnout. Questo perché per portare un colore nuovo nelle stanze di un ospedale bisogna prendersi cura di se stessi oltre che degli altri.”
L’iter per diventare clown dottore prevede un percorso di 210 ore di formazione della durata di circa 1 anno, dove si imparano le tecniche di micromagia, di improvvisazione, di storytelling, l’utilizzo delle marionette e si studiano le basi della psicologia del bambino. Al termine del corso si segue un tirocinio e, una volta concluso, gli studenti più idonei entrano a far parte di un’equipe. Iacopo è così entrato a far parte dell’Associazione Andrea Tudisco, la non profit con sede a Roma che si occupa di aiutare le famiglie dei bambini malati.
La Andrea Tudisco è una realtà che oggi conta ben 5 case di accoglienza che danno ospitalità gratuita alle famiglie e ai bambini che affrontano patologie gravi e oncologiche.
“Noi ci occupiamo di accompagnarli all’ospedale per le visite e i prelievi e organizziamo attività ludiche insieme ai volontari, ai ragazzi del Servizio Civile, agli assistenti sociali e agli psicologi – racconta Iacopo – il nostro vuole essere un modo, un tentativo di viaggio, per far vivere ai bambini l’ospedale in modo più spensierato, in una casa piena di persone e di sorrisi“.
In questo il clown sa essere una grande metafora.
“Il personaggio del clown è un simbolo in grado di rappresentare la figura del bambino presente in ognuno di noi ma anche l’errore, che è un aspetto fondamentale nella società odierna, dove tutto sembra chiedere perfezione. Il clown ci dà la possibilità di essere vulnerabili e più liberi, ovviamente sempre rispettando il contesto: il clown dottore chiede sempre permesso prima di entrare in ospedale”.
Quando chiediamo a Iacopo se ricorda il momento in cui ha deciso di intraprendere questo percorso, ci risponde: “Ho capito che volevo fare questo nella vita quando ho iniziato a sentire l’energia dei sorrisi dei bambini: quando andavo nelle diverse stanze sentivo qualcosa di travolgente che faceva stare bene sia me che loro. Una cosa che mi sento di dire a chi si avvicina al mondo del volontariato è che per prendersi cura degli altri è indispensabile iniziare prima a prendersi cura di noi stessi”.
Se anche tu, come Iacopo, vuoi vivere l’esperienza del volontariato, ma non sai da dove iniziare, dai uno sguardo QUI: ci sono tante associazioni che hanno bisogno del tuo aiuto!
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- Sono una triestina trapiantata a Roma da più di dieci anni. Corro soprattutto sul Lungotevere e nei campi del Nordest, adoro la Settimana Enigmistica e la vitovska del Carso. Mi piacciono le persone vere, quelle con le quali poter creare un dialogo, una reciprocità, un ascolto. Credo nella forza della parola e nella sua intrinseca natura di scambio comunicativo.