N’Sea Yet: tutto finisce in mare

“Non c’é bisogno di pulire un’intera spiaggia per fare in modo che non si inquini, basta che ognuno faccia la propria piccola parte”. È questo l’invito che Dario Catania, presidente di N’Sea Yet, rivolge alla sua community (e non solo). N’Sea Yet è un’associazione non profit napoletana che si pone l’obiettivo di preservare la natura e l’ambiente, perseguendo i principi etici dell’economia circolare e dell’educazione ambientale, con lo scopo di apportare un cambiamento positivo nel mondo per i cittadini di oggi e di domani.

“N’Sea Yet in napoletano vuol dire non si butta, ma è scritto in inglese come abbreviazione di “Into Sea Yet”: un gioco di parole per ricordare che tutto finisce in mare – dice Dario – infatti il logo della nostra associazione è una balena che surfa un’onda, lo spruzzo che emette ritorna nell’onda che sta surfando: simboleggia il concetto di economia circolare. In napoletano si dice: nun sputà in cielo che in faccia ti torna”!

Abbiamo chiesto a Dario di raccontarci di più di questa organizzazione e della sua esperienza di volontariato.

“Chi prende parte a N’Sea Yet vive l’ambientalismo da un punto di vista personale ricercando soluzioni ai problemi ambientali attraverso comportamenti quotidiani. L’idea, ispirata dagli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, è nata con l’obiettivo di creare una comunità per migliorare dal basso le condizioni della nostra società da un punto di vista di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Perché è importante sensibilizzare le persone su questi temi?

“Siamo convinti che sensibilizzare la collettività alla tutela ambientale porti ad una maggiore consapevolezza nelle scelte quotidiane che  possono contribuire a salvaguardare il nostro territorio e il nostro pianeta. Anche una piccola inversione di tendenza delle nostre abitudini più radicate può impattare sulla qualità dell’ambiente, come spostarsi con i mezzi pubblici, utilizzare la bici o il monopattino, camminare a piedi, e ridurre così l’utilizzo dell’auto solo quando è strettamente necessario e non quando è più comodo! Le azioni da compiere non si fermano qui: sono le iniziative concrete a dare forma alle nostre attività di educazione ambientale rivolte a tutti”

Come si sviluppano nel concreto le vostre attività?

“Con la campagna #Pianta3, ad esempio, invitiamo tutti a piantare almeno 3 semini, 3 piantine, 3 alberelli affinché ognuno possa contribuire ad arricchire e distribuire il verde in città: che sia in un parco, nel giardino sotto casa o in un vaso del proprio balcone.
Più verde significa più assorbimento di anidride carbonica e di agenti inquinanti, e quindi più ossigeno e aria pulita.
Nelle scuole, dove siamo coinvolti in diversi progetti di educazione ambientale, vogliamo che il monito sulla tutela dell’ambiente non resti immobile tra i banchi, ma esca fuori dall’aula per trasformarsi in azione concreta. Le attività con le classi, infatti, si spostano molto spesso nel frutteto del parco Viviani, nel quartiere Arenella di Napoli, dove, da circa un anno, abbiamo piantato oltre una 40ina di alberi da frutto per dare alla città la prima food forest. Coinvolgere le scuole del quartiere (e non solo) nelle attività di piantumazione, manutenzione e semina, è fondamentale per far maturare nei bambini un maggior senso di appartenenza e tutela del territorio e del bene pubblico.
Grazie alla fiducia accordataci dalla II Municipalità, avremo in gestione il frutteto per i prossimi 3 anni. L’intento è di renderlo sempre più fruibile affinché sempre più persone possano avvicinarsi alla natura, avendone cura e rispetto. È così che si innesca l’inizio di un cambiamento! L’idea è di non attendere che siano solo le istituzioni e le grandi organizzazioni ad attuare un’inversione di rotta per la difesa del nostro pianeta, ma di iniziare ad attivarci come comunità.

Un’altra tematica su cui poniamo i riflettori durante le nostre attività di educazione ambientale è la riduzione dell’utilizzo della plastica monouso. Avere una borraccia sempre con sé fuori casa anziché acquistare una bottiglietta d’acqua in plastica, è già un primo passo! È necessario educare le nuove generazioni alla riduzione della plastica e al riuso, per renderle consapevoli delle conseguenze disastrose sugli ecosistemi marini, sulla salute dei suoi abitanti e sulla nostra. La raccolta differenziata infatti ormai non basta più! Nel tempo, il continuo riciclaggio della materia rompe i componenti della catena polimerica, riducendo drasticamente la qualità della plastica stessa, fino a renderla inutilizzabile.

Se ognuno di noi raccogliesse almeno 3 pezzi di plastica lasciati in spiaggia, in strada, al parco, si ridurrebbe la quantità di rifiuti che finisce in mare. Questo è il cuore della nostra campagna #Prendi3, con cui sensibilizziamo adulti e bambini a non restare indifferenti alla vista di rifiuti lasciati dall’incuria di altri, e a scegliere di sottrarli al mare! Un gesto che desta stupore negli occhi di altre persone che, osservando il #Prendi3, sono spesso invogliate a partecipare e quindi ad agire. L’idea di questa campagna è nata da un’esperienza personale in Australia, dove ho vissuto per quasi 3 anni. La sensibilità ambientale degli australiani mi ha colpito da subito, così sono entrato in contatto con”Take3forthesea”, la onlus che invitava a raccogliere 3 pezzi di plastica dalla spiaggia prima di andare via. L’idea mi è piaciuta e nel 2018, una volta tornato in Italia, l’ho portata con me”.

Cosa ha in serbo il futuro per la vostra organizzazione?

“N’Sea Yet è cresciuta molto, siamo partiti dal primo progetto di riforestazione urbana a Napoli trasformando una discarica in un frutteto e oggi sogniamo di costruire una Comunità Ecologica. Non vogliamo abbandonare la città a favore di una vita rurale, vogliamo piuttosto de-urbanizzarla, rendendola un posto più vivibile e green. Il modello non vuole rimanere solo partenopeo: siamo disposti a creare nuclei di N’Sea Yet anche in altre città. Abbiamo già due referenti internazionali: 1 in Australia e 1 in Cile”-

Siete tutti volontari? Quanto è importante il volontariato per progetti come il vostro?

“Sì, siamo tutti volontari. Le nostre attività vengono svolte senza alcun scopo di lucro. Per le iniziative più impegnative, quando necessitiamo di mezzi, attrezzature, o alberi nel caso del frutteto, ci serviamo del puro crowdfunding oppure del supporto di sponsor che sostengono la nostra causa a seconda dell’evento. Associazioni non profit come la nostra danno un’importante spinta ad una città complessa come Napoli dove, soprattutto negli ultimi anni, sono sorte nuove energie positive. Ma c’è ancora tanto da fare. Il volontariato è vitale per la nostra organizzazione perché è la linfa che permette di raggiungere gli obiettivi.
Essere volontari N’Sea Yet significa impegnarsi nel diventare cittadini consapevoli e rispettosi dell’ambiente in cui viviamo partendo dalle azioni quotidiane. Fare rete con i cittadini, con altre organizzazioni no profit, con aziende e con enti locali è una chiave importante per portare avanti iniziative e progetti comuni nell’ottica di rendere il mondo un luogo più sostenibile. Da chiarire, però, che l’attivismo delle associazioni non deve sostituirsi al lavoro e al compito delle istituzioni con le quali auspichiamo sempre di avere un rapporto collaborativo, di confronto, propositivo per lanciare nuove idee, azioni, iniziative. Se è vero che le associazioni molto spesso sono in grado di mettere in campo azioni che le istituzioni avrebbero dovuto fare da tempo, come pulire i luoghi pubblici o gli arredi urbani, oppure prendersi cura di fioriere e aiuole, è altrettanto vero che sta crescendo la fiducia e la collaborazione degli enti locali con il mondo del non profit.”

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Articolo scritto da

Jessica Vengust
Jessica Vengust
Sono una triestina trapiantata a Roma da più di dieci anni. Corro soprattutto sul Lungotevere e nei campi del Nordest, adoro la Settimana Enigmistica e la vitovska del Carso. Mi piacciono le persone vere, quelle con le quali poter creare un dialogo, una reciprocità, un ascolto. Credo nella forza della parola e nella sua intrinseca natura di scambio comunicativo.

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